Cos'è un disturbo?

Nella prospettiva di una psicologia orientata alla persona, il disturbo viene visto come un flusso di sensazioni e vissuti che impatta nella vita della persona limitandone significativamente la possibilità di movimento.

Il disturbo può essere considerato come un segnale che indica alla persona la direzione da seguire per indagare i vari aspetti del proprio malessere e individuare gli elementi che lo mantengono attivo.

  • Depressione e disturbi dell'umore

    Un uomo che teme di soffrire, soffre già di quello che teme.

    — Michel de Montaigne

    Possiamo considerare la depressione come un movimento psicologico che orienta la percezione e il pensiero della persona prevalentemente verso l’autorimprovero, l’autocritica e la disistima di sé, con conseguente senso di disperazione e di inutilità.

    Nella depressione e nei disturbi dell’umore, aspetti ricorrenti, e che contraddistinguono questi disagi dall’abbattimento e dallo sconforto, sono la stabilità nel tempo della sofferenza, l’assenza di speranza che le cose cambino in futuro e il senso di desolazione e inutilità che, nel caso del disturbo bipolare, possono essere alternati a periodi di intensa attività e eccitamento.

    A livello di percezioni corporee, ci si può sentire stanchi, mentalmente sfiniti, privi di qualsiasi voglia di fare e creare, talmente annichiliti dalla propria tristezza che anche la minima attività quotidiana può costare un’immensa fatica.

    Che cosa si può fare?

      Se partiamo dal presupposto che la depressione non è una malattia, ma è la manifestazione (estrema, acuta) di come la persona vive se stessa e gli eventi che le accadono, allora il passo operativo coerente consiste nel ricostruire il nesso tra eventi di vita e relazioni da una parte e vissuti della persona dall’altra, per poi andare a creare associazioni di significato alternative che permettano alla persona di vivere la propria vita in modo più flessibile.
  • Disturbi d'ansia

    L'ansia è come un ponte che collega noi al mondo esterno: essa ci dice che impatto hanno su di noi gli eventi che ci accadono.

    L’ansia è un’emozione che tutti conoscono e che tutti hanno avuto occasione di provare e costituisce un ponte tra noi e il mondo che ci circonda. L’ansia infatti è legata al riconoscimento che gli eventi che stiamo per affrontare escono dal nostro campo di previsione e comprensione.

    La persona sente venire meno il controllo e si percepisce in balia della confusione e dell’incertezza.

    Da un punto di vista fisiologico, l’ansia, nelle sue manifestazioni più intense, si accompagna a sensazioni fisiche forti e disturbanti, che rendono difficile per la persona vivere la propria quotidianità.

    Che cosa si può fare?

      Anche quando appare sconnessa da qualsiasi evento o situazione che possa averla fatta iniziare, l’ansia è sempre dotata di un senso. Sta alla persona assieme al terapeuta ritrovarlo. Come? Esplorandone le caratteristiche, i tempi e le modalità con cui si manifesta. Una volta recuperato il significato dell’ansia, la sua funzione all’interno del sistema della persona, allora diventa possibile esplorare e costruire nuove modalità di espressione e percezione, altrettanto comunicative ma meno limitanti.
  • Disturbi alimentari

    Il cibo costituisce uno dei primi incontri che l'uomo fa con il mondo esterno: prima ancora di nascere noi già abbiamo esperienza di una qualche forma di nutrimento.

    Per disturbo alimentare possiamo intendere un comportamento alimentare anomalo e persistente (abbuffate incontrollate, digiuni ripetuti, vomito autoindotto) che minacci la salute fisica della persona e condizioni la sua vita e quella dei suoi familiari.

    Dietro un comportamento alimentare si celano tematiche dolorose e sofferte, che vanno portate in evidenza ed esplorate. Attraverso il cibo vengono veicolati significati familiari ed identitari e il cibo può diventare il campo dove la persona ingaggia una lotta con se stessa.

    Per cambiare questi stili alimentari non basta la volontà, occorre che la persona si accompagni ad un professionista per intraprendere un percorso di cambiamento.

    Che cosa si può fare?

      Il comportamento alimentare può essere visto come una porta che conduce al sistema di significati della persona. Attraverso l’esplorazione del suo rapporto con il cibo e delle modalità con cui ne modula l’assunzione e l’eventuale eliminazione, la persona intraprende un viaggio di conoscenza e di comprensione di sé.
  • Rabbia e conflittualità

    You are confined only by the walls you build yourself.

    — Unknown

    La rabbia e il comportamento aggressivo sono spesso percepiti come fattori tipici di relazioni e modalità di vita conflittuali e possono essere oggetto di giudizio sociale.

    Perché allora la persona non controlla o non rinuncia al proprio comportamento violento e aggressivo? Perché semplicemente non cambia, smettendo di arrabbiarsi in modo esagerato?

    In un’ottica costruttivista, la rabbia ha un senso, e ci può dire molto delle anticipazioni della persona. Anche i comportamenti apparentemente più inadatti, ma reiterati, vengono considerati come il movimento più adattivo che la persona sente di avere attualmente a disposizione.

    Che cosa si può fare?

      I vissuti di rabbia e i comportamenti conflittuali vengono sondati in un’ottica esente da giudizio, per fare emergere come tali vissuti nascono, i processi relazionali all’interno dei quali trovano spazio e i comportamenti a cui si accompagnano. Questo nella prospettiva di guardare alle proprie difficoltà senza pregiudizi, per trovare nuove modalità costruttive con cui affrontare i propri conflitti.
  • Confusione e disagi non definiti

    Il modo migliore per cercare di capire il mondo è vederlo dal maggior numero possibile di angolazioni.

    — Ari Kiev

    A volte possiamo sentirci confusi, non riusciamo a spiegarci i nostri comportamenti, che, ai nostri stessi occhi, appaiono incoerenti o contraddittori. Altre volte accade qualcosa che non sappiamo interpretare, ma che ci colpisce molto, o mette in dubbio le nostre più profonde certezze.

    Sentiamo che c’è qualcosa che non va, ma se guardiamo con distacco alla nostra vita non troviamo nulla che giustifichi il disagio, o l’inquietudine, o l’insoddisfazione che sentiamo.

    Tali vissuti possono essere letti come messaggi che rivolgiamo a noi stessi per attirare la nostra attenzione sui nostri processi interni. Le persone sono continuamente coinvolte in un dialogo interno che non segue la logica razionale e che permette loro di mantenere un monitoraggio su come gli eventi della vita impattano sulla loro esistenza.

    Che cosa si può fare?

      Fermarsi ad ascoltare questi segnali, interrogarsi sul loro significato, a maggior ragione quando sembrano in controsenso rispetto alla percezione razionale della propria vita, può rappresentare l’occasione per ri-conoscere se stessi ed approfondire parti di sé.
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    Poliambulatorio San Marco (Cavallino-Treporti) e Studio di Psicologia e Psicoterapia (Mestre).
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